Basta accertamento ai soci dopo quello sulla società

Basta accertamento ai soci dopo quello sulla società

Accertamento soci – La prassi di accertare i soci dopo aver controllato la società è un tema molto controverso.

Cosa accade se viene annullato l’accertamento verso la società?

Quali sono gli automatismi?

Accertamento soci – In tema di società a ristretta base sociale, l’accertamento negativo nei confronti della società, con sentenza passata

in giudicato, rimuove il presupposto da cui dipende l’accertamento del maggior utile del socio.

Così la Suprema Corte fa chiarezza sull’argomento.

Il caso specifico si riferiva ad un avviso di accertamento rivolto alla società annullato “nel rito” (cioè senza scendere nel merito della questione).

Il giudizio approdava innanzi alla Suprema Corte su ricorso dell’Agenzia delle Entrate che sosteneva che il presupposto della pretesa nei confronti

del socio non era la formazione di un accertamento definitivo nei confronti della società, ma il fatto storico dell’esistenza di redditi della società non dichiarati.

Quindi l’accertamento nei confronti della società potrebbe vincolare l’accertamento soci solo quando la pretesa nei confronti della società

sia ritenuta inesistente nel merito e non per un vizio procedurale.

Il problema riguarda, in generale, la validità della presunzione di automatica attribuzione, ai soci, di utili extracontabili conseguiti da

società di capitali, e nella specie quelle a ristretta base azionaria o familiare.

La questione va in primo luogo affrontata prima sul piano normativo.

Il “principio di trasparenza”

Per le società di persone vige il c.d. “principio di trasparenza” (in base al quale i redditi delle stesse sono imputati a ciascun socio, indipendentemente dalla percezione e proporzionalmente alla propria quota di partecipazione agli utili).

Non è prevista per le società di capitali una norma analoga:i dividendi costituiscono reddito, per i soci, solo nel periodo di imposta in cui sono effettivamente percepiti.

Mentre le società di persone non possiedono, dunque, una propria soggettività fiscale ai fini delle imposte sui redditi, le società di capitali, invece, anche in virtù della loro autonomia giuridica e patrimoniale,

sono incise da un’apposita imposta sui redditi, l’Ires, e la loro posizione tributaria è totalmente separata da quella dei soci.

In linea di principio, e in base alla norma, un accertamento tributario in capo alla società non dovrebbe avere conseguenze dirette anche nei confronti dei singoli soci.

Tuttavia, c’è un consolidato orientamento della Corte di cassazione, in tema di accertamento delle imposte sui redditi che, nel caso di società di capitali a ristretta base sociale,  è legittima la presunzione di attribuzione ai soci degli eventuali utili extracontabili accertati, rimanendo salva la “facoltà del contribuente di offrire la prova del fatto che i maggiori ricavi non sono stati distribuiti, ma accantonati dalla società, ovvero da essa reinvestiti” (Cass. 5607/2011; v, tra le tante, anche Cass. 18640/2008 e 17358/2009; Ordinanza n. 17359 del 30 luglio 2014).

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