Dichiarazione fraudolenta: la Cassazione precisa i limiti

I limiti della dichiarazione fraudolenta

Con la sentenza n. 47603 del 2017, la Suprema Corte si è pronunciata circa i reati tributari, con particolare attenzione all’emissione di fatture per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta.

Nel caso esaminato, si tratta di un ricorso presentato da un soggetto condannato dal Giudice per indagini preliminari circa un rito abbreviato.

La sentenza è stata confermata in appello ed oggetto di ricorso da parte della Cassazione.

Il Giudice di legittimità ha precisato che l’inesistenza può derivare dalla creazione ex novo di un documento falso o emesso da altri.

Così precisa la Cassazione: 

“Il delitto di dichiarazione fraudolenta, mediante l’uso di fatture fittizie, non presuppone che il documento utilizzato debba necessariamente essere emesso da terzi compiacentiben potendo essere creato ex novo dall’utilizzatore stesso, facendo apparire la provenienza da terzi, in quanto la ragione della norma sta nel fatto di punire colui che artificiosamente si precostituisce dei costi sostenuti, al fine di abbattere l’imponibile, e non presuppone il concorso del terzo”.

La condotta prevista dall’articolo 8 fa differenza tra emittente ed utilizzatore, dunque si arriva alla conclusione che l’articolo 2 riguardi

la falsificazione della dichiarazione dei redditi di operazioni inesistenti, indipendentemente da chi provenga la documentazione.

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