Soldi in casa : perché non bisogna tenerli.

Attenzione perché non bisogna tenere soldi in casa

A tenere soldi in casa che superano la soglia legale si rischia grosso Soprattutto se si considera l’azione di Agenzia delle Entrate

Come sappiamo, la logica dell’Agenzia delle Entrate soggiace al principio di lotta all’evasione fiscale e al riciclaggio di denaro.

Questo principio è contenuto in numerosi documenti ed è quanto rimarca la circolare 16/E del 28/04/2016 dell’AdE che si avvale anche delle cosiddette “fonti aperte”.

Sicuramente, nel campo privato si applicano gli stessi principi:

se un contribuente decide di conservare i propri soldi in casa non commette alcun reato di per sé.

Difatti, non esistono dei limiti legali al deposito di denaro nella propria abitazione.

Neanche se la quota totale del denaro accumulato dovesse superare la soglia attualmente consentita dalla legge per lo scambio di denaro contante, quindi tremila euro.

Difatti, tale soglia, che oltretutto è destinata ad abbassarsi dal primo luglio 2020, si riferisce al limite di contante che è utilizzabile per i pagamenti.

Come giustificare i depositi di contanti in caso di controlli della guardia di Finanza?

Il rischio che si corre a conservare contanti in casa non è in generale ma  potrebbe essere conseguente ad un controllo della Finanza presso la propria abitazione.

Se la somma ritrovata risulta fortemente incongrua con quanto riportato in dichiarazione dei redditi, allora il contribuente rischia di avere dei grossi problemi.

Nella misura in cui si registrano tali discrepanze, sarà dovere del contribuente – risparmiatore dimostrare la legittima provenienza del denaro custodito.

Quindi se, ad esempio, il contribuente ha incassato una vincita al gioco o ricevuto una donazione, farà bene a conservare tutta la documentazione utile a dimostrare quanto dichiarato.

C’è da dire in ogni caso che gli accertamenti presso le abitazioni dei privati da parte della Finanza non sono così frequenti come si pensi.

Esse si verificano principalmente quando il contribuente è già accusato di reati tributari o altri gravi reati.

Questo tipo di controlli non avviene, quindi, secondo la logica “a campione”.

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