A differenza dei versamenti, i prelievi sul conto corrente non sono soggetti ad alcun controllo. Essi quindi non costituiscono prova per ipotizzare eventuali redditi non dichiarati al Fisco.
La legge consente agli uffici finanziari di rideterminare i redditi dichiarati utilizzando le movimentazioni bancarie ingiustificate da ritenersi pertanto “maggiori redditi”; ma ciò riguarda solo i versamenti e non anche i prelievi che risultano ingiustificati.
La Cassazione ha così accolto il ricorso del contribuente stabilendo che per i redditi diversi, i prelevamenti, anche se privi di una giustificazione, non possono mai fondare un accertamento fiscale e non possono far scattare la presunzione di evasione fiscale (come invece succede nel caso di prelievi) .
E ciò a prescindere dalla prova preventiva che il contribuente eserciti una determinata attività e dalla natura lecita o illecita dell’attività stessa. I prelievi hanno valore presuntivo per i soli titolari di reddito d’impresa (ossia per gli imprenditori).
Per questi ultimi esiste l’obbligo di giustificare tutti i prelievi superiori a 1.000 euro al giorno o, cumulati, a 5.000 euro al mese.
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