Se hai ricevuto contributi a fondo perduto potresti subire controlli fiscali a breve da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Chi riceverà i controlli da parte del Fisco
La crisi pandemica ha posto moltissimi contribuenti nella condizione di richiedere ed ottenere aiuti economici da parte dello stato.
L’erogazione immediata, però, non esclude l’avvio di eventuali accertamenti sui cosiddetti “furbetti” dei sussidi.
Difatti, già all’interno dello stesso Decreto Rilancio comparivano chiari riferimenti agli strumenti per Governo e Agenzia delle Entrate che avrebbero potuto utilizzare per future verifiche fiscali.
Sono diversi i casi in cui si registrano profili ad alto rischio o partite iva inattive che hanno beneficiato già dei contributi a fondo perduto.
Si tratta di indebita percezione dei contributi a cui seguiranno le azioni di recupero da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Partite iva inattive da anni o imprese che non avevano presentato le ultime dichiarazioni dei redditi, potrebbero aver indebitamente fatto richiesta di somme.
Questi saranno i primi profili da scovare.
Su quali dati si concentreranno gli accertamenti fiscali?
Alla quasi immediata distribuzione delle risorse economiche, si affianca ora l’attività di controllo per l’individuazione delle richieste illecite e per il recupero.
La fattura elettronica ed altri mezzi tecnologici favoriranno i controlli incrociati per verificare la reale presenza dei requisiti previsti dal Governo.
Questa tipologia di verifiche, che avviene quasi in tempo reale, mira a scovare i casi di partite iva inattive, per prime.
Queste ultime si ritiene abbiano indebitamente beneficiato dei sussidi economici elargiti a fondo perduto.
Altri casi su cui la lente del Fisco porrà la massima attenzione sono quelli implicati in frodi fiscali.
Quali sono le conseguenze per l’indebita percezione?
Alla luce di quanto dichiarano le fonti ufficiali, gli accertamenti sull’effettiva spettanza seguiranno un protocollo.
In questa operazione, infatti, l’Agenzia delle Entrate sarà affiancata nel lavoro dalla Guardia di Finanzia.
Questo in ottemperanza a quanto recita l’art. 25 del D. L. n. 34 del 19 maggio 2020, noto come Decreto Rilancio.
Nel caso di l’indebita spettanza, cosa accade al contribuente?
Oltre alla confisca del contributo e le sanzioni, nei casi più gravi il decreto prevede anche una reclusione da 6 mesi a 3 anni.
Questo è quanto si stabilisce in ragione del precedente art. 316-ter del codice penale in materia di indebita percezione di erogazioni statali.
Se il contributo che è stato erogato risulta inferiore a 4 mila euro, c’è la sanzione amministrativa che varia tra i € 5.164 ed € 25.822.
Chiunque abbia rilasciato un’autocertificazione di regolarità antimafia, inoltre, potrebbe subire l’arresto da 2 a 6 anni.